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Madonna della Fontana

L'immagine della Madonna della Fontana è legata alla leggenda del suo ritrovamento. Un racconto che porta con sé un connubio tra leggende di altri luoghi, credenza popolare e religione.

 

La leggenda del ritrovamento dell'immagine mariana è nel racconto della riscoperta, avvenuta nel secolo XII, della Madonna del Sagittario presso Francavilla sul Sinni in territorio Chiaromonte, diocesi di Anglona, oggi di Tursi in Basilicata. Giorgio Lauro, nella Vita del Beato Giovanni da Caromo, riportata nei Sabati del Giesu di Roma da Giovanni Rho, scrisse che un cacciatore, "veduta una bellissima Cerva, la quale come a diporto ne andava: […] cavata dal turcasso, che giusta il costume di quei tempi alla spalla gli suonava, cavato dico un finissimo quadrello su l'arco l'adattò, e fino all'orecchio la corda tirando così a dirittura la spinse fuori, che alla Cerva giunse, ma la Divina virtù addietro rimandata per la via medesima il valente arcadore, senza ferirlo, colpì. […] senza punto badarvi caricò di nuovo l'arco, e tirollo e 'l colpo questa seconda fiata ebbe il successo medesimo".

 

Questo brano, ritmico da cantastorie, circolò nella diocesi di Oria e fu trascritto da Tommaso Albanese, ne secolo XVII, nella Storia di quella città ove si legge che, vista la cerva, "Si prostra giù per terra il cacciatore, / osserva il luoco, e 'l tempo atto a ferire: / tira il cordone della balestra, / vi accomoda la freccia, e tutto intento / si accinge, ed accende al ferire. / Spensierato, e sicuro attende / a smorsarsi la sete il cervo, / ed ecco che mentre ei beve / vibra l'arco il cacciatore, / e la saetta (o meraviglia) / invece di ferir la fiera, / tornando indietro / ferisce il feritore. […] Tira di nuovo l'arco il cacciatore, […] Ma fu pur fallace il colpo / perché di nuovo il dardo / al feritor ritorna, / sicché tutto confuso / di più ferir si arresta".

Nei versi, in parte endecasillabi, è il calco del precedente testo ed è descritto il paesaggio di Basilicata con balzi e monti, per cui si legge che il cervo, seguito dal cacciatore, "per evitar la morte se ne giva / fugiasco dal suo oggio, e stanco dal corso / si era ricoverato in una rupe / in tal luogo gli tende l'insidie per svenarlo. / Et ecco che gionto su l'orlo della rupe / si accorge che il Cervo prono giacendo co piedi in avanti / dava ristoro alle assetate membra / con gustar la frescura di un limpidissimo ruscello / di cristalline acque, che dal sasso / giù nella rupe stillavano".

Giorgio Lauro scrisse anche che in Basilicata uno dei migliori uomini di Chiaromonte "erasi messo per un 'aspra, e selvosa balza, in cui gli venne veduta un bellissima cerva".

La leggenda della Basilicata passò per l'estremo Salento nella seconda metà del XII secolo quando Raho de Noha, della famiglia feudataria di Francavilla in diocesi di Otranto, fu governatore di quella provincia e presso Francavilla sul Sinni diede forse il nome al casale Noha, esistente ancora nel secolo XVI.

(Fonte: Francavilla Fontana, Guide artistiche Electa pagg. 9-11)

 

La Madonna della Fontana, patrona della città, fu alla grande festeggiata dopo il terremoto del 1743 quando, ricostruita la chiesa, trasferita l'icona sull'altare della navata destra e acquistata, a Venezia o a Napoli, della statua del processione, si rafforzò il culto e si rinverdì il ricordo della leggenda.

 

L'11 settembre 1761 trentasei cittadini si impegnarono a organizzare, ogni 14 settembre e per otto anni, la processione con carro da costruire sul "carrettone" del principe e con "l'ossatura e i guarnimenti"

 del sindaco andando a cavallo, con "torce di quattro libbre di cera" lungo un itinerario rimasto

immutato anche per altre processioni. La cavalcata doveva, "principando dal largo detto della porta Nuova, scorrere per la strada detta delle Scuole Pie proprio sotto il Collegio e da ivi voltare per la strada nominata Simiana sino alle case di Paolo di Quarto e da ivi voltando per la strada nominata del signor d. Nicola Forleo, svoltare per la strada detta di S. Antonio Abbate, da ivi passare dal fossato per la strada detta del Carmine, e voltare alla strada detta di Angelo Miano, e da ivi per il luogo detto la strada lunga, e giungere sino al Palazzo di S. E. P., e da ivi per la strada detta dei Signori Forleo, e terminarsi avanti il fossato", ove il carro si

fermava per una cerimonia non descritta, ma ancora oggi conclusiva con benedizione al popolo, sparo dei mortaretti e suono della banda. Per l'identificazione delle vie e delle piazza indicate nell'atto è da precisare che il largo della porta Nuova è l'attuale piazza Monumento, la strada di Nicola Forleo è via Carducci, la strada di Sant'Antonio Abate è corso Garibaldi da piazza Monumento a via Immacolata, il fossato è piazza Umberto I, la strada del Carmine è via Roma, la strada di Angelo Miano è via Ribezzo, la strada Lunga è via Imperiali e la strada dei signori Forleo è corso Umberto I. La cavalcata, dismessa nel tempo, è stata ripristinata da qualche anno come sfilata di costumi storico-rievocativi.

Nel 1794 il vicario generale di Oria assume la Madonna della Fontana a speciale protettrice di tutta la diocesi e molte stampe furono commissionate a capaci artisti come Nicolò Guttierez in Roma.

(Fonte: Francavilla Fontana, Guide artistiche Electa pagg. 61-64)

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